lunedì 5 dicembre 2022

LA SETTIMANA DELL'ALBERO DI NATALE (E' TRADIZIONE!)


Ecco, ci siamo. Sta arrivando la settimana dell’albero di Natale.
Bisogna farlo, è necessario, è imprescindibile. L’opzione “perché quest’anno non evitiamo, che tanto non ci sono più bambini in famiglia” non è neppure ipotizzabile.
“È tradizione!” Sentenzia mia moglie.
“Anche rapire le donne del nemico e portarle nel proprio villaggio era tradizione nei tempi antichi”, ribatto io, “ma non per questo saresti d’accordo a rispettarla questa tradizione, o no?”
Lei ci pensa un po’ poi, seria: “ma gli uomini del villaggio nemico sono stronzi e pigri come quelli del mio villaggio o è gente più seria che ci tiene alla tradizione dell’albero di Natale?”
Non dico più niente, recupero la scala pieghevole e vado a tirare l’albero di Natale smontabile giù dallo scaffale su cui dorme per 11 mesi l’anno. Poi tiro giù gli scatoloni con addobbi, palline e lucine dall’altro scaffale. Poi sposto mobili e tappeti in salotto per ricavare un angolo vuoto.
Quando è finito il lavoro preparatorio, affidato a personale di bassa manovalanza (io!), entrano in capo gli “artisti” del Natale: mia moglie e mio figlio minore. A loro tocca addobbare l’alberozzo plasticoso, bisticciando su dove collocare la pallina giusta al posto giusto.
Io posso eclissarmi per un’oretta, per poi tornare a dare una mano quando c’è da raccogliere gli scatoloni vuoti e riposizionarli sugli scaffali di provenienza.
Mio figlio maggiore, non pervenuto. A lui dell’albero non interessa niente e la sua disponibilità a dare una mano è la stessa di Ronaldo a tornare a difendere dopo un contropiede.
“Ci abbiamo messo un attimo, visto?” Infierisce mia moglie, guardando soddisfatta l’albero con le lucine che si accendono e spengono a ritmo con qualche musichina natalizia.
“Bello, è venuto davvero bene!” Commento, provando ad allontanarmi con un falsissimo sorriso, nella speranza che…
“Dove vai?” Mi blocca lei.
“Beh, l’albero è finito... “
Ovviamente il mio patetico tentativo risulta inutile. Ci sono da piazzare ghirlande e addobbi random nel resto della casa, dove pensavo di svignarmela?
Figlio minore non ritiene artistica questa attività, per cui è già stravaccato a vedere Netflix sull’IPAD. Figlio grande non si è mai alzato dal suo letto, dove sta chattando con la ragazza via pc portatile. Altri figli, che io ricordi, non abbiamo, per cui…
“Più in alto, no più in basso… aspetta, più a sinistra… la MIA sinistra, non la tua!”
Mia moglie dirige, io appendo.
“Ecco! Sempre col muso tu, sempre di malavoglia!“ Si lamenta lei.
Perché non basta che io mi presti al lavoro manuale, dovrei anche simulare convincente entusiasmo. Mentre invece risulto un pessimo attore.
Il pomeriggio se n’è andato. È quasi sera.
“Facciamo due frise coi pomodori, che ormai è tardi per cucinare”. Avvisa mia moglie.
“Ordiniamo le pizze?” Prova a intromettersi figlio minore dalla camera da letto.
“Niente pizze, che i soldi non nascono sugli alberi!” Lo smorza mia moglie che, pur apprezzando la collaborazione artistica di figlio minore, non per questo gliene lascia passare qualcuna.
Ha ragione, comunque; i soldi non nascono sugli alberi.
Meno che mai su quelli di Natale, visto quello che costano...

SPELACCHIO! DOVE SEI?


CALL CENTER E CHIRURGHI

Sono un tipo tranquillo, raramente mi altero. Una personcina educata. 
Chiedete in giro se non vi fidate. Avete chiesto? Bene. 
Dicevo, sono una personcina educata, tuttavia… 
Ogni personcina educata ha un tastino nascosto che la fa scattare in modo inconsulto, trasformandola in un “incazzuso” qualsiasi. Ad alcuni l’interruttore scatta quando assistono a un’ingiustizia, ad altri, più banalmente, quando gli insultano la squadra del cuore. Dipende. 
A me scatta quando arrivano le telefonate dei call center… 
Approfitto dell’occasione per scusarmi pubblicamente con i ragazzi che lavorano nei call center di mezza Europa per le volte in cui ho tagliato corto e chiuso la comunicazione in quattro e quattr’otto, ma davvero non ce la faccio ad ascoltare le pappardelle studiate a tavolino che sono costretti a propinarmi. 
Tanto più perché sono una di quelle persone che non sottoscriverebbe mai e poi mai un contratto a fronte di una telefonata. 
Vorrei ci fosse il modo di farlo capire al volo a questi ragazzi, ma non c’è. 
Ogni volta cerco di stopparli, di spiegargli che… ma loro sono stati allenati a non farsi stoppare, a non accettare un no, a riproporsi all’infinito nel tentativo di sgretolare le difese del consumatore. Così inizia l’inevitabile balletto di affondi, parete, risposte e contro risposte. Io mi irrigidisco, il fastidio traspare evidente nel mio tono di voce mentre tento di chiudere il più in fretta possibile, e risulto – me ne rendo conto – odioso e respingente. 
Alcune volte, per fortuna, riesco a controllarmi, ma questo non facilita la vita degli operatori perché in questi casi mi viene la tentazione di adottare tecniche (vigliacche) per spiazzare l’avversario. 
Cose del tipo:
“Vodafone? Noooo, guardi, il telefono me lo paga l’azienda quindi a me che me ne importa dell’operatore telefonico?” (Magari fosse vero…) 
“Sky? Noooo guardi io faccio parte di una setta religiosa che vieta di guardare la TV anche da spenta, per cui…” 
“Trading on line? Noooo guardi martedì prossimo entro tra i cistercensi e vado a vivere in un monastero di clausura, per cui capisce bene che…”. 
Ho notato che ultimamente diverse aziende non ricorrono più a degli operatori telefonici, ma che arrivano sempre più spesso telefonate con messaggi preregistrati. Spero l’abitudine si diffonda sempre di più perché è così liberatorio - appena capisci che dall’altra parte non c’è una persona in carne e ossa, ma solo una voce registrata - prendere fiato e urlare a squarciagola: “Ciupaaaaa!!!”, senza scrupoli di coscienza.
Molto probabilmente, per la legge del contrappasso, nella prossima vita mi reincarnerò in un operatore di call center e avrò a che fare con il mio amico Vito.
Il mio amico Vito, quando gli telefonano da un call center, risponde serio: 
“Noooo guardi, sto per entrare in sala operatoria, non posso proprio risponderle…”.
Come dite? Vito, un chirurgo? 
Che personcine ingenue che siete…



P.S.

ragazzi che lavorate nei call center, spero sia chiaro che questo post è poco più di uno scherzo. Io non ce l'ho con voi, io ce l'ho con i call center in quanto tali. 
Che sono aziende che, se operano nel rispetto delle regole, hanno tutto il diritto di esistere. Ma che per loro natura sono fastidiose.
Del resto capiterà anche a voi di trovarvi qualche volta dall'altra parte della barricata, a ricevere le telefonate di vostri colleghi che vogliono vendervi a tutti i costi un abbonamento per fare trading on line mentre sul conto non avete neanche i soldi per comprarvi una pizza.
E non ditemi che in questi casi non avete la tentazione di dire:
“Noooo guardi, sto per entrare in sala operatoria, non posso proprio risponderle…”.