Ho
conosciuto notti in cui non basta il sonno a dormire e si resta svegli a
contare pensieri molesti, che ronzano nelle tempie come mosconi.
Ho
conosciuto paure e tentazioni e in molte sono caduto rompendomi gli occhi e la
bocca e perdendo ombrelli, orologi, ricordi e dignità nella caduta.
Sono
stato eroico e vigliacco, sono fuggito e son rimasto, ho vinto e (più spesso)
perduto, mi sono perdonato e (più spesso) odiato. Insomma, come molti, non mi piaccio,
ma mi sforzo…
Consapevole
delle mie debolezze (che è la mia unica forza) ho navigato in acque impervie,
ribollenti di schiuma, inganni, rabbia e trabocchetti e ancora navigo, a volte
a vista, a volte col radar del buon senso, a volte con la follia dell'attimo, a
volte con la stanca disillusione dei vecchi, che salva dai grandi errori, ma è
come essere già morti…
Non
ho coraggio di puntare il dito e non cesello pagliuzze negli occhi altrui, perché come unico dono ho quello di vergognarmi delle travi che ornano i miei.
A
volte io vorrei abbracciare, ma non sono mai stato bravo a farlo (magari l’altra
pensa… magari l’altro crede…) e allora non abbraccio e resto lì a sorridere da
lontano come il più cretino dei cretini… E probabilmente lo sono.
A
volte io ho la presunzione di capire, di avere antenne più potenti e occhi a
raggi X portentosi (nonostante i tic nervosi…) e orecchi e cuore, ma
soprattutto cervello… E magari a volte è anche vero, ma spesso non lo è, e
comunque non è così importante e anzi, magari, non serve a niente…
A
volte io vorrei dar consigli, specialmente quando incrocio sguardi gravidi di lacrime
represse, quando ascolto frasi che tagliano e fanno male. Ma poi penso " per
dire cosa… per aiutare come…"
E però bisognerebbe almeno saper dire:
"ti voglio bene!"
A
volte io vorrei mettermi a correre e correre e correre, per far capire che è
importante anche saper scappare, che se si vuol sopravvivere ogni arbusto è
buono per potercisi attaccare, che se non si vuol perdere tutto si deve perdere
qualcosa, che a volte non c'è vittoria possibile ma solo modi per diminuire le
perdite, che l'orgoglio uccide più di tutte le pistole del mondo…
A
volte io vorrei saper fissare e ipnotizzare e spegnere i pensieri molesti in
quelle teste che non riescono a dormire, fargli vedere le cose belle che hanno
dentro, che hanno intorno, e fare in modo che gli basti, che smettano di essere
infelici perché non possono avere anche il resto,
quello che non serve, che fa male, ma che, per assurdo, non fa vivere…
fa impazzire…
Solo
che anche io ci casco, e questo mi toglie forza nel parlare. Ci casco perché
ognuno prima o poi ci casca e cerca come un disperato quello che non serve.
E
qualche volta riesce persino ad afferrarlo.
Ma
ecco che appena raggiunto sfuma, sparisce, svapora e allora (purtroppo solo allora) si capisce che non era quello l'importante, che il gioco è tutto nel desiderio,
nel sogno, nel cercare quel qualcosa che non è né "ora" né
"adesso"… E ci si ritrova all'improvviso vuoti, a desiderare che tutto
non sia vero, non sia mai stato…
Di
non aver sbagliato.
Ecco
perché a volte è meglio correre e correre e correre, meglio salvarsi sotto un
sasso, fingersi morti, fare i pazzi, urlare nella notte tutto il male, ma
scappare, scappare da noi stessi, disertare…
A
volte io vorrei il mondo intero, vorrei le spiagge e le vallate, vorrei il
denaro e i primi piani, vorrei tutte le donne che incontro e ballerine e nani…
Altre
volte vorrei solo silenzio. E poter essere piccolo fino in fondo.
Poi
certe notti vorrei solo addormentarmi, finalmente, senza più pensieri.
... mi sa che ho fatto un'altra cazzata... |
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