giovedì 26 marzo 2015

Il "passaparola": arma di istruzione di massa.


Le grandi case editrici hanno i mezzi per mettere gli autori famosi (o quelli che ritengono possano diventarlo) nelle condizioni di essere ben visibili.

È quella che si chiama “promozione del libro”, che va dall’acquisto di spazi pubblicitari, alla sollecitazione di recensioni, fino all’acquisto dei migliori spazi espositivi nelle librerie (qualcuno pensava che la posizione dei libri nei megastore fosse scelta dal libraio? Naaaa! Succede sì e no in qualche libreria indipendente).

Il libro, pur con sue caratteristiche e un suo pubblico particolare, è comunque una merce e come tale viene trattato; con la finalità ultima di essere venduto.

La promozione ha costi importanti. Un piano di promozione che voglia appena, appena essere serio costa migliaia di euro e presuppone, per essere fatto in modo proficuo, il lavoro di un professionista.

A ben vedere le grandi case editrici realizzano la parte più significativa del loro fatturato con pochi titoli, quei cinque o sei best seller che abitano nel corso dell’anno le vette delle classifiche. Le altre centinaia (per le case editrici più grandi: migliaia) di titoli pubblicati nel corso dell’anno portano introiti magari complessivamente interessanti ma, comunque, molto modesti se rapportati al singolo titolo. Perché il nostro mercato editoriale ha dimensioni ridotte e spesso anche i romanzi pubblicati da Mondadori & Co. vendono poche centinaia di copie.

Senza promozione non basta il “marchio”, non basta aver pubblicato per un grosso editore, si resta sconosciuti (e quindi invenduti) lo stesso.

Sintetizzando, per quanto riguarda la narrativa  il bilancio dei grossi editori si fa soprattutto con le “Cinquanta sfumature di grigio” che vendono una milionata di copie e solo in minima parte con la restante massa di autori, magari bravi, magari originali, che raramente arrivano a esaurire la prima tiratura.

Se questa è la realtà nelle grandi case editrici, figuratevi quale può essere la realtà degli editori piccoli e piccolissimi. Quali e quante risorse hanno da mettere in campo per fare promozione?

E, di conseguenza, quanto può realisticamente vendere un loro autore?

Nonostante ciò, ogni tanto (è raro ragazzi, maledettamente raro…), un autore pubblicato da un piccolo editore e lanciato sul mercato senza l’aiuto di significative forme di promozione, riesce a uscire dall’anonimato. Il libro gira. Gira abbastanza da farsi notare da un grosso editore che decide di “mettere sotto contratto” l’autore e di ripubblicare il suo libro, questa volta con la spinta di una vera promozione.

Come succede il miracolo? Attraverso quel fenomeno misterioso e spontaneo che si chiama PASSAPAROLA. Fenomeno evocato e invocato dagli esordienti e dagli “emergenti” in cerca di visibilità, che a esso offrono sacrifici nelle notti di luna piena (eheheheh… vabbè… per dire!).

Perché, nonostante tutto, quella dei lettori è una grande comunità trasversale che va al di là delle differenze di sesso, età, estrazione sociale. La passione comune fa in modo che una operaia sinistroide di Caltanissetta possa convincere, magari con una banale recensione su Anobii, un avvocato di destra di Belluno che il romanzo di uno sconosciuto scrittore di Bari (toh, una città a caso!) è proprio bello e che vale la pena andare a rompere le scatole al libraio di fiducia per fargliene procurare una copia.

Sì, lo so, la sto facendo un po’ troppo “mielosa”, ma in qualche modo è così.

Per questo noi autori poco noti al grande pubblico popoliamo i siti degli amanti della lettura e i social network, nella speranza di innescare il salvifico processo del PASSAPAROLA in modo da raggiungere poco per volta, passettino per passettino, una massa critica di lettori sufficiente a far diventare noto il nostro nome. Cosa che ci permetterà, al successivo romanzo, di avere qualche speranza in più di essere letti.

Altro non può fare, per esempio, uno come me che di soldi da investire in promozione proprio non ne ha.

Il rischio è, chiaramente, quello di strafare e annoiare. Perché è inutile ripetere alle stesse 100 persone una infinità di volte gli stessi messaggi. Anche qui bisogna imparare. Bisogna imparare a frenare, a trovare la misura. E bisogna anche sforzarsi di regalare qualcosa a chi ci legge, magari anche solo un sorriso o delle informazioni o una riflessione. Che è quello che cerco di fare.

Se vi è capitato di leggere un mio libro e non vi è dispiaciuto, regalatemi qualche minuto del vostro prezioso tempo, per raccontare a qualcuno, magari nella pausa caffè, oppure sul vostro social network preferito, che avete “scoperto” un buon romanzo.

Le piccole recensioni su Amazon, su IBS, su Anobii o su FB, hanno la loro importanza. Mattoncini di un plastico che si spera, poco per volta, possa diventare grande.

Io non ho cannoni con cui combattere la guerra della promozione letteraria. Ho solo il buon, vecchio PASSAPAROLA. Ma è anche vero che, come ci ha insegnato Sandokan, a volte si possono vincere grandi battaglie anche avendo a disposizione solo un manipolo di coraggiosi pirati malesi armati di piccoli “kriss” dalla lama ricurva!

TIGROTTI DI MOMPRACEM.... A ME!!!