lunedì 16 gennaio 2012

Ebook e feticisti del libro.

Comprare o non comprare un lettore di ebook? E, nel caso, quale comprare?
Negli ultimi tempi nei forum, nei siti e nei blog di argomento “letterario” che bazzico, si discute moltissimo di ebook e di ereader  (lettori di ebook, appunto). A dicembre 2011 gli ebook venduti in Italia rappresentavano ancora una quota di mercato inferiore all’1%, ma tutti gli operatori del settore e i lettori appassionati hanno l’impressione che si sia a un passo dalla possibile esplosione o, comunque, alle soglie di una rapida espansione del fenomeno.
Realisticamente nessuno pensa che a breve scompaiano i libri di carta, sostituiti da quelli elettronici, ma piuttosto che si crei, nel giro di uno o due anni, un mercato significativo degli ebook e che le due tipologie di libri in futuro coesisteranno, spartendosi le preferenze dei lettori.
Quello che mi colpisce sono i toni da “crociata” dei sostenitori della prevalenza di un tipo di libro sull’altro: cavalieri della carta, drogati di cellulosa e inebriati dall’odore della pagina stampata, contro profeti dell’inchiostro elettronico, eccitati dall’idea della pagina virtuale.
Personalmente, per quanto io ami l’oggetto libro, mi sembra assurdo che la polemica sia di contenuto così  “feticistico” e cioè incentrata sul supporto (cartaceo o virtuale) su cui si legge il libro.
Non è forse il libro, inteso come storia, come contenuto a essere la cosa importante?
Davvero se un romanzo è bello e appassionante (secondo i gusti personali del lettore, ovviamente) cambia così tanto il modo in cui viene letto? O non è vero invece che, dopo pochi minuti di lettura, ci si scorda di cosa si tiene tra le mani (libro o ereader  che sia) perché ci si perde in quella fantastica nuvola emotiva-immaginifica che è l’esperienza della lettura?
Certo, se si legge su un supporto elettronico inadeguato, che fa lacrimare gli occhi e dolere la testa, è chiaro che la lettura viene penalizzata. Ma oggi gli ereader , grazie alla tecnologia dei loro schermi - differente da quella di tablet, pc e smartphone - offrono un’esperienza di lettura molto vicina a quella della carta, per cui questo problema lo darei per superato.
Forse sarebbe il caso semplicemente di provare. Perché troppo spesso chi rifiuta concettualmente gli ereader non li ha mai usati. Per cui prima di rifiutare la tecnologia in quanto tale sarebbe forse il caso di provate a leggere un libro sul lettore di ebook di un amico, per poi decidere se è davvero orrendo come si immaginava. Se lo è poco male, continuate a comprare libri di carta. Ma potreste scoprire, invece, che non è né fantastico né orrendo. E’ semplicemente un altro modo di fare la cosa che vi piace di più, e cioè leggere. Che la magia si realizza nello stesso modo, anche se la bacchetta magica è digitale invece che fatta di cellulosa.
Carta o ereader? A me sembra davvero un falso problema.
Ma se si decide di acquistare l’oggetto “infernale”? Quale preferire? Che caratteristiche deve avere?
Non mi addentrerò in una disamina tecnica. Non ne ho la competenza, ma diciamo pure che mi sembra l’aspetto meno interessante. Di più: mi sembra un approccio sbagliato.
E’ l’approccio di un appassionato di tecnologia e non di un appassionato di lettura. Il “fissato” del PC ultimo modello o dello smartphone “ultimo grido” può perdere la testa nella valutazione comparata delle caratteristiche tecniche dell’oggetto che sta acquistando. Ma a voi, a voi lettori, interessa davvero molto se il lettore di ebook è "touch" o se si deve premere un tasto per girare pagina? Se legge gli MP3 o se naviga su internet? Se ha la tastiera fisica o virtuale? Cioè può anche fregarvi, ma in modo molto marginale.
A un libro cosa chiedete? Di leggere gli MP3? Di navigare su internet? Di riprodurre le foto?
No. A un libro chiedete al massimo di essere stampato bene, in modo ben leggibile.
Perciò io personalmente mi preoccuperei soprattutto che il lettore di ebook abbia un buon schermo per rendere al meglio l’esperienza di lettura. Il resto mi sembra “fuffa”. Per navigare in internet ci sono tablet e PC, per sentire gli MP3 ci sono lettori o smartphone, eccetra, ma l’unica cosa che questi oggetti supertecnologici non fanno bene è proprio riprodurre i libri. Perché anche il più fico dei tablet, pur visualizzando in modo spettacolare le pagine scritte, lo fa su uno schermo retroilluminato che, in quanto tale, non è adatto a sessioni di lettura che si prolungano nel tempo.
Allora spendete tutti i soldi che volete per pc, tablet o smartphone, per fare tutte le belle cosine che sanno fare, ma non spendete cifre assurde per un lettore di ebook, per una serie di funzioni aggiuntive che probabilmente non userete mai.
Oggi per meno di 100 euro si trovano in commercio ereader che fanno solo il lettore di ebook , ma lo fanno già più che bene (ad esempio il modello base del kindle di Amazon, ma non solo). Se hanno un buono schermo a inchiostro elettronico vanno benissimo. Per il resto chi se ne frega. Ad esempio: se si collegano da soli al sito che vende gli ebook va bene, ma se non lo fanno, si possono benissimo comprare i libri col pc e poi con un copia-incolla che richiede pochi secondi metteterli sul lettore di ebook (che si collega col cavetto al pc che lo legge come una pen drive, senza nessun problema).
Insomma, stiamo attenti a non farci trascinare nel vortice della pubblicità e del marketing. Se ci piace leggere preoccupiamoci dei libri che possiamo leggere - su carta o su ereader - punto e basta.
Il libro è un oggetto splendido, siamo d’accordo, ma essere lettori credo significhi prima di tutto amare le storie, amare la lettura.
Se amiamo solo i libri in quanto tali allora siamo collezionisti.
Con tutti il rispetto per i collezionisti, ovviamente.

mercoledì 4 gennaio 2012

Orsi

Sul lavoro divento sempre più orso. Fra un po’ mi cresceranno i peli sulla faccia e gli artigli.
Ma non sono il solo. Forse è un virus che impesta gli ambienti di questo ufficio e che trasforma le persone in plantigradi. Un collega è andato in pensione la settimana scorsa e l’ultimo giorno di lavoro non ha nemmeno salutato prima di scomparire in silenzio. Paura di commuoversi? Faceva parte di una religione che proibisce gli addii? Non è mai andato via e si è semplicemente nascosto in un armadio? Boh!
Intorno a me gente cui un saluto e un sorriso costano sempre di più. E’ pur vero che gli amici te li scegli mentre i colleghi ti capitano tra capo e collo. Come i parenti. Però un pochetto ci potremmo pure sforzare. 
Qualcuno resiste alla trasformazione, insiste a comportarsi da essere umano. Sono loro che tengono in vita questo posto. In caso contrario forse ci scanneremmo in sanguinosi agguati nei corridoi o ci mureremmo vivi nelle stanze entrando e uscendo dalle finestre. E siccome la mia finestra è al secondo piano non sarebbe proprio comodissimo.
Non è che io tiri a fregare gli altri o che li tratti male. E’ solo che mi sento emotivamente distante. Sono gentile ma troppo spesso distaccato. Come se al mattino mandassi al lavoro un ologramma e io rimanessi in realtà in qualche altro posto. 
Non a casa, purtroppo.
Mi rendo conto che non va bene, ma non ho forza e motivazione per comportarmi diversamente. Le residue forze le uso tutte per restare, almeno, gentile. Per rispondere in modo educato. Per collaborare in modo che l’ufficio continui a funzionare, pur essendo diventato un ufficio di orsi.
Forse dovremmo sostituire la macchinetta del caffè con un erogatore di miele.
Non dico per addolcire l’umore. Dico perché agli orsi piace il miele.


martedì 3 gennaio 2012

Amici & Canne

Lui vuole uscire coi suoi amici. (Giusto).
I suoi amici si fanno le canne. (Sbagliato).
Non posso decidere io chi sono i suoi amici. (Giusto).
I suoi amici bevono. (Sbagliato).
Magari pure lui - anche se assicura di non farlo - qualche volta beve e magari qualche volta ha dato qualche tiro di canna, così per provare. (Sbagliato, sbagliato, sbagliatissimo, proibitissimo e se ci penso troppo intensamente mi viene un coccolone!).
Lui ha già 14 anni e quindi non è più un bambino. (Giusto).
Lui ha solo 14 anni e quindi non è ancora un adulto. (Giusto anche questo).
Lui pensa che avendo 14 anni è ormai in grado di badare a se stesso. (E’ una cazzata, tra qualche anno saprà che è un cazzata, ma lo pensavo anche io alla sua età e ho dovuto superare i 40 per capire che non si impara mai davvero a badare a se stessi, per cui anche da vecchi si continuano a fare inaspettate e coreografiche cazzate).
Sua madre si preoccupa. (Giusto, mi preoccupo anche io).
Sua madre pensa di poterlo ancora in qualche modo controllare.  (Temo sia una pia illusione).
Ricapitolando.
Lui ha 14 anni e ha un giro di amici che usa con troppa leggerezza alcool e cannabis, ma oggi è praticamente  impossibile trovare un giro di amici adolescenti in cui siano assenti alcool e cannabis per cui l’unico modo per tenere con sicurezza un adolescente lontano da questi rischi è incatenarlo in uno scantinato buio e impedirgli di uscire.
Purtroppo non possiedo uno scantinato.
Gli psicologi dicono che l’unico altro modo per aiutare gli adolescenti è parlare con loro e cercare di consigliarli e accompagnarli nella crescita senza essere castranti e autoritari, ma invece rassicuranti e autorevoli.
Forse gli psicologi ostentano tanta sicurezza perché possiedono uno scantinato!
Alcuni amici sostengono invece con decisione che i figli devono fare le loro esperienze e i loro sbagli, che si tratta di passaggi obbligati che servono a crescere e a diventare più forti.
Qualcuno sembra crederci davvero. Qualcun altro ho l’impressione che abbia più banalmente perso di mano i figli e non sappia che pesci pigliare, per cui non gli resta che convincersi che sia una buona teoria.
Altri sono semplicemente troppo presi dai loro personalissimi casini per avere voglia e energie da spendere coi figli e si prendono per il culo da soli raccontandosi (e raccontandoti) questa storiella della necessità di fare esperienze perché non si vogliono prendere le ansie del caso.
Veramente a me da adolescente è bastato vedere alcuni amici buttarsi via di alcool e eroina per capire che era una stronzata, non ho avuto bisogno di spaccarmi di vino e di bucarmi come un puntaspilli.
Per dire: come scrittore mi basta leggere di omicidi e efferatezze per scrivere un thriller, non è mica necessario che diventi un serial killer!!!
Ma alla fine di questo sproloquio torniamo al punto di partenza.
Lui vuole uscire coi suoi amici. (Giusto).
I suoi amici si fanno le canne. (Sbagliato).
La cosa importante è che lui eviti di farsi le canne.
E a quelli che dicono che non devo ingigantire la cosa e che non è grave farsi qualche canna rispondo: ne riparliamo quando avrete un figlio di 14 anni che esce con gente che si spacca di canne.
Prima di allora fatevi pure le vostre canne e non rompete le palle.
Grazie.